OSPITI_GUESTS
San Fedele Milano
Gli emigrati che dall’Italia andavano a cercare fortuna nel Nuovo Mondo,
non appena avevano un minimo di benessere si facevano ritrarre
per inviare la fotografia ai parenti rimasti a casa.
Vengono in mente quelle antiche fotografie osservando le immagini che Gianni Oliva ha realizzato ai migranti africani ospitati in Italia.
E’ evidente in tutta l’opera di Gianni Oliva l’importanza del colore
che non ha un semplice compito descrittivo ma riveste,
soprattutto dove si accende di vivaci cromatismi, un fondamentale ruolo connotativo
Roberto Mutti
''I proletari non hanno patria'' assicurava Marx ed aveva ragione.
Sì: da sempre nomadi, dalle campagne miserande alla città delle botteghe del Capitale.
Oggi il filosofo tedesco li riconoscerebbe a prima vista, i suoi: i migranti proletari, come mai prima d'ora, attraverso il Mediterraneo , attraverso montagne e deserti, ai confini di frontiere senza pietà, il Texas e i Balcani, Melilla e Lampedusa, i nuovi proletari del ventunesimo secolo sono davanti a noi, in mezzo a noi, zoccolo duro della massa inesistente composta dagli ultimi arrivati .
Queste foto li fissano, ironicamente o drammaticamente? Nella loro condizione di sospesi tra due mondi. Su uno sfondo di monti innevati come nelle foto dell'ottocento si sistemavano dietro ai soggetti arcadie di cartapesta e giardini di carton gesso.
In cromatico idillio con un altro mondo rispetto alle loro savane e deserti. Con i segni di ciò che probabilmente non avranno mai, vestiti borsette camice inamidate orologi d'oro. Non vediamo i graffi sulla loro pelle, e sono tanti se sono arrivati fin qui. sorridono platealmente al nostro crucifige, nella mitezza fraterna dei loro giovani corpi ironicamente attendono che ci ricordiamo della nostra obliata santità del lavare i piedi al pellegrino.
Domenico Quirico